L’Archivio storico del Comune di Asti esercita un ruolo molteplice: ha una propria funzione nei confronti dell’Amministrazione di cui conserva la memoria ed è, al contempo, un autorevole istituto di ricerca per la storia della città e del territorio, sede di iniziative e manifestazioni che coinvolgono un’utenza motivata ed assidua.
Esso conserva la documentazione prodotta e ricevuta dal Comune di Asti nello svolgimento della sua attività attraverso i secoli. Tutti i documenti che lo costituiscono, a partire dal secolo X (anno 947) e fino a tutto il XX secolo, sono consultabili da parte dell’utenza.
Tra questi, i preziosi codici medievali miniati (Codex Astensis e Codex Statutorum), le pergamene dei secc.XII-XVI, le deliberazioni pubbliche relative ai vari aspetti della vita cittadina a partire dal sec. XIV (Ordinati Comunali), i fondi della contabilità comunale, del contenzioso, dell’agricoltura, del commercio, della sanità e assistenza pubblica, dello stato civile, il cospicuo fondo cartografico conservato a partire dal XVII secolo, il catasto figurato di epoca napoleonica, gli atti della Commissione Edilizia (Consiglio d’Ornato) dal 1834.
L’Archivio Storico conserva, inoltre, numerosi e importanti archivi aggregati quali gli archivi dei 6 comuni soppressi entrati a far parte del Comune di Asti tra il 1876 e il 1929 (Castiglione, Quarto, San Marzanotto, Serravalle, Sessant, Vaglierano), gli archivi di 17 opere pie e istituzioni scolastiche e assistenziali di notevole importanza per la storia della città, nonché archivi privati di elevato valore scientifico.
E’ inoltre molto rilevante la raccolta dei manifesti a partire dal sec. XVI, cui seguono le raccolte di riviste, volumi, oggetti donati nel tempo da privati.
Un nucleo prezioso e significativo dell’Archivio è costituito dalla Fototeca - di cui fanno parte anche fondi frutto di depositi e donazioni - che raccoglie circa 130.000 fototipi a partire dalla seconda metà dell’Ottocento e fino ai giorni nostri, con immagini di personaggi, di manifestazioni, di architettura, d’ambiente, di guerra.
La documentazione sulla città è completata da una sezione dedicata alla storia del Palio proposta al pubblico nell’omonima sala.
L’Archivio possiede, infine, una Biblioteca Storica con testi antichi e rari di storia generale e locale e una Biblioteca Giuridica con pubblicazioni a partire dal ’700.
In prestigiosi locali dell’Archivio, che ne cura la gestione, ha sede il Centro Studi “Renato Bordone” sui Lombardi, sul credito e sulla banca, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti.
Il Palazzo che ospita l’Archivio dal 1979 è uno dei rari esempi di architettura rinascimentale ad Asti. Edificato intorno al 1516 per iniziativa della famiglia Mazzola integrando preesistenti strutture di epoca medievale, conserva pregevoli elementi architettonici e decorativi sia all’esterno dove sono visibili finestre con cornici lapidee decorate, sia all’interno dove si trovano portali e volte dalle linee rinascimentali e soffitti lignei di notevole pregio.
Codex Astensis
Il Codex Astensis qui de Malabaila communiter nuncupatur, è una raccolta di documenti, datati dal 1065 al 1353, relativi ai diritti che la città di Asti aveva acquisito nel tempo.
Fu realizzato nell’ultimo quarto del Trecento.
Si tratta di un manoscritto membranaceo composto da 380 fogli di pergamena (di cui uno mancante), rilegati in 45 fascicoli, misura 435 millimetri di altezza e 305 millimetri di larghezza e ha una legatura in legno e cuoio ornata di borchie in ottone (ante 1884).
Redatto su due colonne, in una minuscola professionale raffinata ed elegante con rubriche di rosso e di blu, talvolta decorate, contiene documenti di fondamentale importanza per ricostruire i rapporti tra Asti e l’impero, le cariche pubbliche del Comune, la storia e l’attività delle famiglie astigiane, il dominio della città sulle ville del territorio, le relazioni con i paesi vicini e, indirettamente, consente di studiare le condizioni di vita nel medioevo, il valore delle terre e delle merci, la società civile ecc.
E’ diviso in cinque parti: cronaca della Città di Asti compilata da Ogerio Alfieri; privilegi imperiali concessi alla Città di Asti; documenti relativi ai territori del Comune di Asti situati al di là del Tanaro e ai loro abitanti; documenti relativi ai territori al di qua del Tanaro e ai loro abitanti; documenti relativi ai rapporti tra Asti e le città vicine.
Oggi risulta illustrato da 105 miniature (due delle 107 originarie sono andate perdute), ma quasi altrettante non sono state realizzate nella seconda parte del codice. Tra queste, 6 raffigurano imperatori, papi e arcivescovi nell’atto di concedere privilegi alla città, mentre le altre 99 illustrano i luoghi di cui narrano i documenti raccolti. Si segnala ai ff. 19v e 20 la prima carta topografica del territorio di Asti con l’indicazione dei 164 luoghi soggetti ad Asti e dei fiumi e torrenti principali.
Il manoscritto ha subito nel corso dei secoli vicende piuttosto travagliate. Rinvenuto a Mantova nel 1842, fu successivamente trasferito alla sezione di Corte dell’Archivio di Stato di Vienna e, infine, donato dall’imperatore Francesco Giuseppe allo statista piemontese Quintino Sella nel 1876. Lo stesso Sella ne curò la trascrizione con Pietro Vayra (1880). Nel 1884, poi, i figli del Sella consegnarono alla città di Asti il prezioso manoscritto che è ora conservato presso l’Archivio Storico del Comune. Dell’edizione del 1880, a cura dell’Accademia dei Lincei, completata pochi anni dopo da un quarto volume di memorie, vi sono alcune preziose copie, ormai assolutamente introvabili in commercio, presso le biblioteche e gli archivi cittadini. All’inizio del secolo Vincenzo Ratti, allora preside del liceo classico di Asti, grazie al contributo finanziario della famiglia astigiana Ottolenghi, tradusse e pubblicò il codice in lingua italiana.
A lungo datato intorno alla metà del Trecento poiché l’ultimo documento trascritto è appunto del 1353, Renato Bordone dimostrò che la situazione illustrata dai pennoni presenti sui castelli che ne indicano l’appartenenza cittadina e feudale corrisponde alla realtà successiva al 1379. In particolare una miniatura è significativa al riguardo: sul castello di Rocca d’Arazzo svetta il vessillo con il biscione visconteo e detta villa passò alla signoria dei Visconti solo nel febbraio del 1379. Nel 1997 anche Giovanni Romano, concordò nel sostenere la datazione successiva al 1379, suggerendo di riconoscere in Giovannino de’ Grassi, miniatore di Milano documentato nel 1389 alla fabbrica del Duomo di Milano e morto nel 1398, l’autore del progetto di esecuzione delle miniature. Analoga ipotesi fa Ada Quazza nel suo studio delle miniature del Codex del 2002.
Oggi gli studiosi, paleografi, storici e storici dell’arte, valutano la datazione del codice indicativamente tra il 1383 e il 1387.
Le miniature presenti nel Codex di qualità molto alta, raffigurano castelli e borghi rappresentati in modo stilizzato insieme ai possedimenti di cui tratta il documento relativo. I rimandi puntuali con l’opera di Giovannino de’ Grassi e con la sua bottega sono individuati nel modo di stendere il colore, nelle pennellate sottili, nelle architetture e nell’impianto scenico, nei pilastrini sottili e nelle torrette cilindriche, così come nella definizione dei riquadri e dello spazio.
Il Codex Astensis è l’unico liber iurium del Comune di Asti che ci sia pervenuto completo e, per usare le parole usate da Gian Giacomo Fissore nel 2002, “si presenta a noi come un prodotto di forte impatto visivo per dimensioni, consistenza materiale, complesso e raffinato progetto illustrativo supportato da forme di scritturazione e di decorazione grafica che ne fanno indubbiamente il veicolo di contenuti denotati da un marcato prestigio visivo-formale, ricercato e ottenuto con grande consapevolezza”.
Centro studi “Renato Bordone” sui Lombardi, sul credito e sulla Banca
Palazzo Mazzola, via Massaia,5 - 14100 Asti
tel.0141/538.770 fax 0141/558.338
e-mail: centrostudilombardi@comune.asti.it
Il Centro Studi sui Lombardi e sul credito nel Medioevo, oggi intitolato al suo fondatore Renato Bordone, illustre medievista scomparso nel gennaio 2011, nasce ufficialmente il 13 giugno 1996 con una delibera della Giunta Comunale di Asti e viene presentato al pubblico il 30 novembre successivo. Fu istituito congiuntamente dal Comune di Asti e dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Asti, che ne è, tuttora, il sostegno finanziario, e ha sede presso l’Archivio Storico del Comune, Palazzo Mazzola, via Massaia, 5.
Asti fu ritenuta la sede idonea ad ospitare un centro di ricerca sul credito e sull’economia del Medioevo e della prima Età Moderna, e di conseguenza sulla storia della banca, poiché proprio da Asti, nella prima metà del Duecento, partirono, diretti verso il resto d’Europa, i primi mercanti che, in seguito, si specializzarono nel prestito su pegno. Uomini d’affari astigiani, noti all’estero con il nome di Lombardi, che per quattro secoli, dal Duecento al Seicento, contribuirono in modo essenziale al funzionamento della finanza europea, divenendo banchieri dei Papi, della corona aragonese, finanziatori del Regno d’Inghilterra, raggiungendo posizioni di governo politico e territoriale nell’area di Paesi Bassi e in particolare nelle Fiandre. Una vera e propria lobby di banchieri internazionali, che non perse mai i rapporti con la propria madrepatria, convogliando sull’astigiano i proventi dell’amplissima rete creditizia. Una funzione basilare, quella dei Lombardi astigiani, ormai acquisita dalla storiografia più avvertita, come rivelano gli studi recenti dello stesso Renato Bordone e della sua scuola, di Jacques Le Goff, di Paolo Prodi, di Luciano Palermo: una economia creditizia moderna e innovativa il cui studio ad Asti è favorito dalla copiosa documentazione conservata negli archivi cittadini e, in particolare nell’Archivio Storico del Comune.
L’attività del Centro Studi, che negli anni ha assunto un ruolo di coordinamento di questi studi storico-economici, evidenza i presupposti storici della attuale vocazione europea della città e, collocando la città all’interno di una logica di scambio culturale tra diverse città europee, ne fa un punto di riferimento unico in Europa per gli studi di storia sociale e economico-creditizia.
Le funzioni di Presidente sono svolte alternativamente dal Sindaco di Asti e dal Presidente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, l’attività è proposta e coordinata da un Comitato scientifico di cui fanno parte, oltre al Sindaco del Comune di Asti e al Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, 7 docenti noti per i loro studi specifici sull’economia e la società medievali.
Il Centro Studi, nel perseguire gli obiettivi di promozione delle ricerche e delle pubblicazioni scientifiche sulla storia dei Lombardi, sul prestito, sul credito in età medievale fino alla prima età moderna e sull’origine della banca, organizza in Asti di corsi e convegni internazionali di studio con lezioni, seminari e discussioni; mette annualmente a disposizione di laureati e studiosi alcune borse di studio finalizzate alla ricerca o alla partecipazione ai seminari e corsi residenziali e raccoglie pubblicazioni, documenti, microfilm, database ecc. al fine di fornire qualificati strumenti di studio all’utenza. Ha, inoltre, pubblicato studi monografici e saggi e una serie di Quaderni/Cahiers, dando particolare rilievo agli scambi e ai rapporti internazionali, sempre nell’ottica che tale circolazione di docenti e studiosi sia anche un canale privilegiato per la conoscenza di Asti all’estero.
Depliant sulla storia del Palio di Asti
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