I° tappa: Collegiata di San Secondo (Piazza San Secondo)
Sorta sul luogo dove secondo la tradizione venne martirizzato San Secondo, la chiesa a lui dedicata è conosciuta anche col titolo di collegiata in quanto fu sede di un collegio canonicale.
La chiesa, a pianta a croce latina , fu costruita a partire dal X secolo in un’area un po’ decentrata rispetto al centro effettivo della città e di quella fase rimangono il campanile e l’impostazione della facciata a capanna, divisa in tre scomparti verticali per mezzo di quattro contrafforti alla cima dei quali ci sono quattro pinnacoli di recente costruzione.
Come la cattedrale, la collegiata presenta tre portali : i due laterali terminano con ghimberghe, mentre quello centrale è sormontato da una lunetta contenente due affreschi raffiguranti San Pietro e San Paolo e da un bassorilievo con Cristo nel sepolcro. Al di sopra dei tre portali vi sono tre finestre tonde: quella centrale, più ampia a rosone, ha una pregevole cornice con decorazioni vegetali e antropomorfe in cotto risalente al XIV secolo . Al di sopra vi è una nicchia nella quale si conserva la copia della trecentesca statua di San Secondo. Il campanile si presenta come una robusta struttura risalente al X-XI secolo con monofore strette e tre ordini di archetti in arenaria. Sul lato sud, esternamente, è possibile ammirare una finta finestra in arenaria decorata con motivi vegetali. L’interno della chiesa è diviso in tre navate divise da 12 pilastri cruciformi con archi e volte a crociera, i cui costoloni, in cotto, convergono in chiavi di volta in arenaria decorate con stemmi di famiglie astigiane. Interessanti i capitelli con decorazioni antropomorfe, zoomorfe e vegetali . Sulla parete sud in una serie di piccole cappelle si possono ammirare i resti degli affreschi medievali di scuola lombardo-piemontese emersi durante il restauro del 1968 che ha ripristinato l’aspetto originario della chiesa eliminando buona parte delle decorazioni barocche che sopravvivono ancora nell’ultimo tratto delle navate in direzione dell’abside. Sul lato nord vi sono alcune importanti pale d’altare: una Natività di autore ignoto risalente al tardo ‘500 e l’Adorazione dei Magi, opera di Gandolfino da Roreto. Prima di queste due opere sono riconoscibili nella parete i resti di un’antica apertura che collegava la chiesa al Comune. In fondo alla navata nord si trova un’uscita secondaria: esternamente ad essa sulla sinistra è conservato parte di un affresco raffigurante una Madonna con Bambino e San Secondo con modello della città . Al fondo della navata centrale si trova l’altare maggiore, opera d’epoca barocca. Al di sotto si trova la cripta, un sacello quadrato con colonne in pietra risalenti al X secolo, dove viene conservata l’urna cinquecentesca in argento con le reliquie del santo patrono. L’area posteriore esterna della chiesa è stata interessata da una campagna di scavi archeologici che ha riportato alla luce il cimitero medievale con numerosissime tombe a cappuccina. Una curiosità riguardante il Palio di Asti: nella chiesa vengono custoditi e tutti i drappi dall’inizio del ‘900 dedicati al santo e il Carroccio, simbolo del Comune, che viene tolto dalla chiesa solo in occasione del palio al traino di tre coppie di buoi.
II° tappa: Palazzo degli Antichi TribunaliSull’angolo est tra piazza San Secondo e piazza Statuto (ex piazza delle Erbe) si possono notare, nascosti in una struttura alquanto recente, i resti di un imponente palazzo medievale. Si tratta del palazzo degli Antichi Tribunali , sede dei processi nelle controversie giudiziarie e, molto probabilmente, anche delle prigioni. Costituiva, assieme al complesso del Comune sito di fronte, l’area dei palazzi istituzionali della città. Le notizie storiche su questo palazzo sono molto scarse e la sua costruzione è da far risalire alla prima metà del XIII secolo. Dell’antica struttura si può ancora riconoscere il portico, sebbene molto rimaneggiato, e due piani con ampie finestre decorate in cotto e arenaria, ora otturate.
III° tappa: Torre e palazzo dei GuttuariPiazza Statuto, o delle Erbe, fu sin dal periodo medievale un importante centro commerciale: era situato, infatti, uno dei mercati della città. Su questa piazza erano presenti alcuni palazzi della famiglia Guttuari, nobile famiglia ghibellina attestata dal primo quarto del XIII secolo, e su questa piazza si svolsero molte delle lotte tra guelfi e ghibellini che animarono il primo quarto del XIV secolo e che videro coinvolta la famiglia stessa. Sul lato sud della piazza era situato il palazzo principale della famiglia. Il complesso, la cui veste medievale, ad eccezione della torre, non è ora riconoscibile, occupava l’isolato costituito da via Cavour, via XX Settembre e piazza Statuto. Unica testimonianza visibile dei trascorsi medievali è la torre a pianta quadrata che si affaccia sulla piazza : la base presenta una larghezza di 5,80 m. Non se ne conosce l’altezza originaria: quella attuale è il risultato di abbassamenti probabilmente del XVI secolo. Fino al 1898 la mozzatura era a piano inclinato: in quell’anno la torre viene restaurata e viene ricavata una terrazza ornata di merli ghibellini . La torre si presenta come una torre massiccia e senza decorazioni, struttura che la farebbe risalire al primo periodo di costruzione delle torri ad Asti (XII-XIII secolo).
IV ° tappa: Palazzo del PodestàSituato tra via dei Cappellai e via Incisa (o dei Pellicciai), il palazzo del Podestà è uno dei più interessanti e ben conservati palazzi medievali presenti nell’area della Collegiata di San Secondo. Unica parte sopravvissuta di un ampio complesso che si estendeva fino a via Cavour, la sua costruzione risalirebbe alla seconda metà del XIII secolo; la struttura del complesso è quella tipica della casa-forte, ovvero un imponente e sobrio palazzo con spessi muri in mattoni cotti. Era presente, nell’area soppressa, anche una torre di notevoli dimensioni. L’aspetto attuale presenta alcune modifiche rispetto all’originale medievale: le ampie finestre del primo piano, decorate in cotto e arenaria, sono state sigillate: delle antiche aperture, rimangono in uso solo tre finestroni lunghi al piano terra (sebbene anch’essi modificati). Notevole l’ampia sala al piano terreno sull’angolo sud-ovest: una robusta colonna in pietra con capitello decorato con foglie d’acanto sorregge quattro volte a crociera con costoloni longitudinali in cotto; all’incrocio dei costoloni si notano dei medaglioni in pietra decorati con l’aquila ghibellina e con motivi geometrici e vegetali inseriti dentro un decoro circolare a cordone. Da notare anche il cantonale in arenaria decorato con motivi vegetali. Oltre ad una indubbia importanza sul piano artistico, è il valore storico dell’edificio che ne ha permesso la conservazione: durante il periodo orleanese, il complesso era, infatti, sede del Comune, il più importante palazzo istituzionale della città. Molto probabilmente nella parte ora scomparsa del palazzo erano site le stanze del governo comunale, mentre nella parte sopravvissuta era da identificarsi la dimora del Podestà.
V° tappa: Torre ComentinaConosciuta anche come “torre di San Bernardino”, la torre Comentina si trova sull’angolo ovest tra piazza Roma e corso Alfieri , ora inglobata nella struttura del novecentesco castello che si affaccia sulla piazza. Coi suoi 38,55m è la seconda torre civile per altezza nella città. Presenta una pianta quadrata con una larghezza interna di 3,40 m: termina con una terrazza con merlatura ghibellina a coda di rondine e una decorazione sottostante con un doppio ordine di archetti in cotto e arenaria. Le finestre, ogivali e che si aprono sui quattro lati , all’ultimo ordine sono decorate con lo stesso motivo cromatico degli archetti sovrastanti. Per il tipo di struttura e di decorazione, la torre può essere datata alla seconda metà del XIII secolo. Come gran parte delle torri civili della città, anche questa era in realtà parte di un complesso di edifici di cui non restano tracce visibili. Pur rimanendo in parte proprietà della nobile famiglia dei Comentina, nel corso del XIV secolo ne vengono cedute alcune parti: intorno al 1381 la parte del palazzo che si affaccia sull’attuale piazza Roma viene ceduta ad Emilia, vedova di Rosonino Asinari, che fonda un monastero e una chiesa in onore di Santa Caterina sotto l’osservanza di Santa Chiara, per distinguerlo dal già esistente Santa Caterina dei Serviti. Nel 1545 si trasferiscono i Frati Minori di San Bernardino che nel XVII secolo ristruttureranno l’area eliminando il vecchio palazzo e costruendovi una nuova chiesa, mantenendo, però, l’antica torre come torre campanaria. Ad inizio ’900 l’area viene nuovamente rimaneggiata, la chiesa abbattuta e al suo posto viene costruito il castelletto in stile neo-gotico cui la torre è annessa.
VI° tappa: Torre Ponte di LombriascoL’area circostante la chiesa di San Martino presenta una serie di importanti palazzi e case-forti appartenute ad alcune delle più nobili famiglie astigiane. All’angolo sud-est tra via San Martino e via Sella si può notare una imponente torre medievale, mozzata a piano inclinato, inserita all’interno di un bel palazzo barocco. Si tratta dei resti di quella che era la residenza patrizia della famiglia dei Ponte, nobile famiglia guelfa attestabile intorno alla fine del XIII secolo. Ed è proprio a quel periodo che si fa risalire la costruzione del complesso degli edifici e della torre. La torre è una bell’esempio di costruzione del secondo periodo, imponente e con muri massicci larghi 8,10 metri e spessi 1,60, e nessuna decorazione, ad eccezione di una finestra ogivale sul lato sud con l’arco decorato in cotto e arenaria. In origine doveva avere un’altezza di circa 36 metri. Venne mozzata probabilmente verso la fine del XVII secolo. Degli edifici medievali, che occupavano un’ampia area dell’isolato, rimangono poche tracce. Parti dell’area vennero cedute finché nel XVII secolo la zona patrizia del complesso passò alla famiglia dei Cotti Ceres che affidarono il restauro del palazzo a Benedetto Alfieri. Intorno al 1841 il palazzo cambiò di nuovo proprietario, finendo tra le proprietà della famiglia Gazzelli di Rossana, che la mantengono ancora oggi.
VII ° tappa: Casa-forte dei Roero di CortanzeSull’angolo sud est tra via San Martino e via Sella fino a via Roero, di fronte dalla torre Ponte di Lombriasco, si trovano i resti di uno dei palazzi della famiglia dei Roero, importante e potente famiglia i cui possedimenti andavano dall’astigiano all’albese, con particolare concentrazione nella zona che da proprio dalla famiglia prende il nome di Roero.
Diversi erano i rami della famiglia: i proprietari del palazzo sopracitato appartenevano al ramo dei Roero di Cortanze. Dell’antica casa-forte con torre oggi rimangono due dei tre piani ipotizzabili e la torre è stata abbassata a livello del palazzo: in origine doveva essere alta intorno ai 35 metri. La sua struttura, come anche il resto dell’edificio, è massiccia con una base di 7,50 metri. Come in tutte le costruzioni della famiglia Roero, le decorazioni sono eleganti. Si aprono sull’esterno eleganti bifore con decorazioni in cotto e arenaria con colonnina centrale con capitello con foglie d’acanto . La costruzione del complesso è da far risalire alla prima metà del XIII secolo, mentre il suo abbassamento è ipotizzabile intorno al XVIII secolo. Tutto lato nord dell’isolato tra via San Martino e via Roero era di proprietà della famiglia. Osservando il grado di raffinatezza delle strutture, gli ingressi rustici sono molto probabilmente da identificarsi con quelli su via San Martino, mentre quelli nobili con quelli su via Roero. Il lato ovest del complesso è quello che ha subito maggiori rimaneggiamenti nel corso dei secoli. E’ difficile identificare le sue antiche fattezze: venne, infatti, rimodernato nel XVIII secolo quando il marchese di Cortanze ne cedette la proprietà. Pare che fosse comunque uno dei più bei palazzi nobili nella città.
VIII° tappa: Casa-forte dei Roero di MonteuRisalendo via Roero, all’angolo sud con piazza San Martino, si può notare un imponente palazzo settecentesco ma che, sul lato rivolto verso la via, presenta un’antica e importante veste medievale. Si tratta di uno dei palazzi appartenuti alla famiglia Roero, per la precisione al ramo dei Monteu, che, nell’area intorno all’omonima via, possedevano numerosi edifici. Come in quello attuale, il palazzo medievale doveva avere l’ingresso nobile su piazza San Martino con un giardino. Sul lato di via Roero si innalzava la torre , con base di 7,5 metri e alta probabilmente 37 metri (oggi abbassata al livello del palazzo), opera pregevole che denota il gusto raffinato che contraddistingueva i palazzi dei Roero. Al di sopra di un ingresso ad arco ogivale in cotto e arenaria, si aprivano delle finestre bifore, decorate anch’esse col tipico motivo bicromatico cotto-pietra, e con la lunetta superiore dipinta. Oggi se ne conserva solo una (quella superiore). Di grande importanza, all’interno dell’edificio, è un bellissimo soffitto ligneo a cassettoni dipinto e raffigurante nei lacunari scene di giostre con protagonisti i cavalieri Roero. Per quanto riguarda le vicende storiche successive ai Roero, il palazzo venne lasciato dalla famiglia in eredità alla Sacrestia della cattedrale che lo cedette poi al collegio dei Padri Barnabiti detti di San Martino. In seguito alle soppressioni degli ordini il palazzo diventò sede della Prefettura ed abitazione del prefetto. Curiosità storica: in questo edificio soggiorno Papa Pio VII nel 1804, fermatosi ad Asti durante il viaggio verso Parigi per l’incoronazione di Napoleone.
IX° tappa: Torre De RegibusLa torre De Regibus, sita all’angolo tra via Roero e corso Alfieri, è l’unico esempio di torre a pianta ottagonale sopravvissuta ad Asti. Faceva parte di un complesso di edifici di proprietà della famiglia De Regibus e che contava anche altre due torri, una a pianta quadrata e posta sull’angolo con via Asinari e l’altra a pianta triangolare posta all’interno della struttura. Queste tre torri erano conosciute col nome di “Tre Re”, nome che è rimasto ancora oggi all’isolato sebbene due di esse non esistano più. La torre sopravvissuta è quella senza dubbio più interessante sul piano architettonico. Dotata di una serie di monofore decorate in cotto e pietra , la torre, la cui costruzione è da ricondurre alla fine del XIII secolo, era alta in origine probabilmente intorno ai 39 metri e terminava con una terrazza merlata. La mozzatura interessò i tre piani superiori. Interessanti sono le misure della base: i lati alternano misure di 1,70 m e 1,45m. Del complesso degli edifici non rimangono più tracce visibili del passato medievale se non in qualche frammento su via Asinari. Si è conservata tuttavia la robustezza che caratterizzava le case-forti.
X° tappa: Torre RossaSull’area, dove oggi si trova la chiesa di Santa Caterina, si trovava una delle antiche porte romane di ingresso della città, quella che accoglieva i flussi di persone provenienti dalla strada per Torino. La sua struttura, che doveva ricordare la più nota Porta Palatina di Torino, era composta da due torri che affiancavano un ingresso ad arco. Oggi delle due torri ne resta solo più una, posta sul lato sud di corso Alfieri, e conosciuta col nome di Torre Rossa. Si tratta di una struttura molto importante, una delle più antiche e ben conservate della città. Per una migliore descrizione va considerata composta da due parti: la prima, solida e tutta realizzata in mattoni cotti, è la parte di origine romana; la seconda, composta dagli ultimi due ordini di finestre, è la parte medievale, riconoscibile anche dall’utilizzo alternato di cotto e arenaria, tipico del romanico piemontese. Tradizione vuole che in questa torre sia stato rinchiuso il santo patrono della città prima di essere martirizzato. Ed è proprio grazie a questa tradizione che la torre, una volta persa la sua funzione di porta palatina, è sopravvissuta, utilizzata nell’XI secolo come torre campanaria nella nuova chiesa di San Secondo, detta appunto della Torre Rossa. In quell’occasione l’ex-torre palatina è stata adeguata al gusto del tempo e alzata di due piani. Dal punto di vista architettonico i due ordini rispecchiano pienamente il gusto romanico astigiano: il primo piano, in cotto e probabilmente più antico del secondo con finestre ad arco a tutto sesto. Il secondo piano , realizzato probabilmente tra il XII e il XIII secolo, presenta invece una struttura in cotto e arenaria con 8 finestre al cui interno, ai lati, sono presenti due colonnine su cui poggia un secondo arco che ne restringe l’apertura. Le finestre sono alternate tra loro da una colonnina in arenaria. I due piani medievali terminano entrambi con un ordine di archetti. Una curiosità: se si osserva la torre si può notare che essa presenta una leggera pendenza dovuta molto probabilmente all’eliminazione delle strutture romane che componevano la porta palatina e degli edifici che la circondavano fino agli anni ’30 .
XI° tappa: Palazzo Mazzola e Archivio Storico
Edificato su una struttura medievale (come testimoniano le fondazioni e le tre finestre ogivali occluse prospicienti la via Buon Pastore), palazzo Mazzola è una delle poche costruzioni rinascimentali presenti ad Asti . Occupa l’isolato compreso tra via dei Varroni, via Massaia e via del Buon Pastore. La sua importanza nel panorama della storia medievale ad Asti è data tuttavia dal ruolo attuale che ricopre: è infatti sede dell’Archivio Storico Comunale della città dove sono custoditi alcuni dei più importanti documenti do epoca medievale. Il documento più antico risale al 947. Per i secoli dal X al XIV, a testimonianza dello sviluppo e del decadere del potente comune medievale, si conservano, oltre alle numerose pergamene, il Codex Astensis e il Codice Catenato, due codici pergamenacei risalenti al XIV secolo. Il Codex Astensis, (380 carte legate in 45 fascicoli) noto anche come Codice Malabayla, si configura come vero e proprio liber iurium, raccolta di diritti della città di Asti, suddiviso in cinque parti: la Cronaca di Ogerio Alfieri, i privilegi e diplomi imperiali concessi al Comune, i documenti relativi ai territori ultra Tanagrum, quelli relativi alle terre citra Tanagrum e una quinta parte contenente diversi atti e scritture. Il manoscritto, in elegante e professionale minuscola cancelleresca, presenta capilettera riccamente ornati ed è corredato da 105 miniature: le prime 6 raffigurano personaggi illustri della città e dell’impero mentre le rimanenti 99 illustrano i territori intorno alla città. Molto interessanti e utili sul piano della conoscenza della geografia storica del territorio astigiano sono le carte 19 e 20 che contengono una mappa topografica con raffigurati i 164 castelli e le terre soggette ad Asti. Il Codice Catenato (204 carte con rubriche in rosso) contiene gli Statuti della città, rielaborati a partire dal 1379 quando la città si trovava sotto la dominazione di Gian Galeazzo Visconti che li riconobbe come leggi della città. Questi statuti derivano da un vecchio codice preesistente al XIII secolo, noto come Liber Vetus o Vetus Volumen. L’attributo “Catenato” deriva da una caratteristica della sua legatura: la copertina, in legno foderato di cuoio, è infatti ornata con una catena in ferro mediante la quale il volume veniva affisso all’albo pretorio per rendere possibile la consultazione ai cittadini.
Significativi anche i sigilli medievali conservati presso l’Archivio Storico, tra cui il sigillo in cera raffigurante San Secondo a cavallo, datato 1290.
Per maggiori dettagli sull’Archivio Storico si rimanda alla visita virtuale.
XII° tappa: Cattedrale e la chiesa di San Giovanni
La Cattedrale di Asti, intitolata all’Assunta, è uno dei più bei esempi di edificio religioso gotico in Piemonte, ottima testimonianza del gusto artistico che contraddistingueva quest’area. Venne costruita su un’area romana, come hanno testimoniato gli scavi archeologici della zona del cimitero e che hanno messo in risalto anche le strutture e le fondamenta dell’antica chiesa di San Giovanni, che occupa il lato nord dell’isolato. Quest’area, dove forse era presente il tempio dedicato a Giunone, venne interessata ben presto da una serie di lavori architettonici che portarono prima alla costruzione della chiesa di San Giovanni, dove sono presenti le testimonianze più antiche, e poi alla costruzione della cattedrale dal sec. XI. Tra il 1295 e il 1350 venne innalzata la cattedrale attuale. Si tratta di una imponente chiesa orientata con l’abside ad est, a tre navate, a pianta latina: fino al 1710 mantenne anche internamente il suo aspetto gotico. Le pareti e le volte interne, molto probabilmente decorate con affreschi del XIII-XIV secolo (come si nota in alcuni ritagli emersi da recenti indagini) furono ridipinte e i costoloni della volte demoliti. Durante il Seicento vennero, inoltre, aperte tre cappelle sul lato nord. I capitelli decorati con motivi vegetali, zoomorfi, antropomorfi e grotteschi restano a testimonianza dei lavori effettuati nel cantiere gotico. Interessanti sono quelli raffiguranti san Giorgio che uccide il drago, il tradimento di Giuda e la favola latina della volpe e della cicogna . Di notevole interesse sono anche le tre fonti battesimali: due sono più piccole ed antiche con figure grottesche ed animali fantastici risalenti all’XI-XII secolo : i basamenti sono dei capitelli corinzi di riutilizzo; l’altra, posta all’inizio della navata nord, è una vasca di forma ottagonale decorata da testine angeliche e sostenuta da otto colonnine. Da notare lo stemma della famiglia De Gentis . La parte più antica del fabbricato della Cattedrale è la torre campanaria la cui costruzione viene fatta risalire alla prima metà dell’XI secolo . Esternamente la chiesa ha mantenuto il suo aspetto di cattedrale gotica. Sulla facciata sono presenti tre rosoni, il centrale di maggiori dimensioni , decorati con motivi geometrici e vegetali. Tre erano gli ingressi: ora si è mantenuto solo quello centrale che presenta anche le decorazioni più importanti; le due ante della porta sono separate da una colonnina con capitello decorato con l’annunciazione a Maria e la visita ad Elisabetta . Ai lati del portone, a sinistra , è raffigurato Cristo in Maestà con angeli e una piccola scena del Giudizio Universale, seguiti da tre santi intervallati da palmette e da una scena rappresentante un giovane che sostiene un vecchio. Sul lato destro del portone è raffigurata l’Incoronazione della Vergine , seguita da tre santi analoghi a quelli sul lato sinistro: al termine si trova una raffigurazione di Sansone che lotta col leone. I due portali chiusi presentano invece decorazioni zoomorfe, antropomorfe e vegetali. Sulla piazza si apre un secondo ingresso , più recente di quello della facciata e fatto costruire dalla famiglia Pelletta durante i lavori della seconda cattedrale nella prima metà del XIV secolo: si tratta di una pregevole opera con sculture e bassorilievi di gusto francese . A sorreggere la struttura a doppio arco (il primo a sesto acuto e il secondo carenato, posto al di sopra del primo) una serie di colonnine in cotto e arenaria. Al termine delle colonne troviamo quattro sculture di santi in marmo, due per parte e raffiguranti, da sinistra, san Gerolamo, san Pietro, san Paolo e un santo vescovo (Bruningo?). Tra i due archi, decorati con motivi vegetali, si trova la statua in marmo della Vergine attorniata da testine angeliche: ai lati vi sono due medaglioni con la raffigurazione del Sole e della Luna. Sopra la Vergine una testina in arenaria, chiamata “la Madama Troja”, si affaccia da un’apertura circolare ad imitazione di una finestra. Al di sopra del portone ligneo, inserito all’interno di tre edicole, vi è un affresco raffigurante l’Annunciazione e Cristo nel sepolcro . A nord della Cattedrale si trova la chiesa del san Giovanni, forse in origine prima cattedrale: oggi appare come una chiesa a navata unica con facciata barocca ma le sue fondazioni sono tuttavia molto antiche. Lo scavo archeologico che ha interessato quest’area, condotto recentemente, ha riportato in luce le antiche fondamenta e la planimetria dell’area: la chiesa doveva avere tre navate e un ulteriore portico a sud. Molto interessante è la cripta dove sono presenti colonne di epoca romana in porfido rosso. Tra il San Giovanni e la Cattedrale era sito il cimitero: indagato nel medesimo scavo archeologico che ha interessato la piccola chiesa, è risultato essere una delle più imponenti necropoli della città con centinaia di tombe che interessavano un arco storico che andava dall’alto al basso medioevo. Sepolture importanti, probabilmente di nobili o ecclesiastici, sono state anche ritrovate all’interno della chiesa. Lo scavo ha indagato fino allo strato romano riportando alla luce i resti di un pavimento a mosaico bicromo. Interessante è stato anche il ritrovamento di un cassone romano di riutilizzo.
A collegamento delle due chiese vi è un edificio conosciuto come il “Chiostro dei canonici”: costituito da un portico a due archi è sovrastato da un’ampia aula e affiancato da una struttura cava che ricorda per forma una torretta ma che in passato doveva svolgere la funzione di cappella. L’edificio è da far risalire probabilmente all’XIV secolo. Dietro all’abside si trova la sacrestia, fatta costruire durante il XVIII secolo.
La cattedrale conserva le carte dell’Archivio del Capitolo con documenti a partire dalla metà dell’VIII secolo.
XIII° tappa: Via Natta: Casa Pelletta, Torre e palazzo dei Natta, Palazzo Asinari-VerasisIn via Natta, nel tratto di strada compreso tra via San Giovanni e via Giobert, si incontrano tre edifici appartenuti a tre importanti famiglie: Pelletta, Natta e Asinari.
Casa Pelletta è sita all’incrocio nord con via Migliavacca: sebbene creduto per molto tempo di proprietà dei Natta, l’analisi di molte lapidi infisse indicanti il nome dei Pelletta nei muri ha provato l’errore di attribuzione. Il palazzo è stato rimaneggiato esternamente: della facies medievale si riconoscono gli ampi finestroni del secondo piano e i resti dell’ingresso ad arco acuto del piano terra su via Natta.
Di fronte al palazzo dei Pelletta, sul lato sud della strada, si trova la casa-forte con torre annessa appartenuta alla famiglia dei Natta e fatta costruire, probabilmente, da Guglielmo Natta verso la fine del XIII secolo: come per la casa Pelletta la struttura medievale del palazzo è stata rimaneggiata, sono state chiuse le antiche finestre e ne sono state aperte delle nuove. Sono tuttavia riconoscibili gli archi delle vecchie finestre in cotto e arenaria e il portone d’ingresso ha ancora l’antica struttura ad arco acuto. A giudicare da queste strutture doveva trattarsi di un palazzo elegante. La torre, sebbene abbassata e rimaneggiata anch’essa come il palazzo, appare ancora oggi come una robusta costruzione.
Appena oltre i palazzi Pelletta e Natta sul lato sud della strada in direzione di via Giobert si trova il palazzo Asinari-Verasis , attualmente sede del Civico Istituto di Musica “G. Verdi”. Fatto costruire nel XIII secolo dalla famiglia Asinari di Costigliole, come si può notare dal suo ingresso , passò nel XV secolo ad un altro ramo della famiglia, quello dei Verasis-Asinari, che lo adeguarono al gusto del tempo con delle belle finestre rinascimentali e un porticato interno.
XIV° tappa: Via Giobert ( via della Maddalena)
Via Giobert, un tempo conosciuta come via della Maddalena per la presenza di una chiesa intitolata alla santa, è un nodo importante per conoscere il panorama delle costruzioni medievali nobiliari ad Asti. Vi si trovano, infatti, una serie di palazzi, case-forti e torri appartenute a famiglie del “Recinto dei Nobili” della Cattedrale. Iniziando a percorrerla da nord il primo palazzo che si incontra è quello appartenuto ai Della Rovere : occupa una grossa parte dell’isolato compreso tra via Giobert e via Cattedrale. Il lato nord è quello che ha subito maggiori rimaneggiamenti: nell’attuale palazzo, risalente al XVII secolo, si possono notare ancora qualche traccia dell’edificio medievale con resti di archi di finestre ormai occluse. E’ sul lato est che sopravvive una parte dell’edificio medievale. Sebbene sia attualmente in pessime condizioni, si notano i resti di finestre ogivali e di una bifora che permettono di datare la costruzione di questo edificio alla seconda metà dell’ XIII secolo. Sull’angolo sud della casa si trovava la torre: doveva trattarsi di una costruzione imponente visto che i muri interni misuravano ben 5,45 X 4,55 metri.
Poco dopo il palazzo dei Della Rovere, sul lato opposto della strada all’angolo con via Carducci, si incontra il palazzo Strata . L’edificio, che si estendeva dal Seminario fino a via Giobert e confinava con il palazzo dei Lajolo ora abbattuto, era un bel palazzo risalente alla seconda metà del XIII secolo. Mentre il lato sud è stato intonacato e rimaneggiato, il lato ovest conserva ancora facies della costruzione medievale: si possono, infatti, notare tre ampie finestre al primo piano , con arco decorato in cotto e arenaria, e i resti di un ingresso al piano terra. La torre si trovava sull’angolo del complesso all’opposto di quella dei Solaro.
Sull’angolo sud-ovest tra via Giobert e via Carducci si trova la torre che faceva parte del complesso degli edifici appartenuti alla famiglia Solaro: la parte nord dell’isolato, che comprendeva a sud il complesso di Sant’Anastasio, era stato lasciata dal monastero alla famiglia Solaro al suo ritorno nel 1304 a seguito di un esilio durato un anno. Motivo di questo esilio erano state le lotte tra le due fazioni guelfe e ghibelline che avevano causato numerosi disordini nella città. La famiglia Solaro era stata cacciata nel 1303 e dopo un anno era riuscita a ritornare in città grazie soprattutto al sostegno di Alba. Ritornati in città, con la promessa di protezione e di opere di fortificazione, si erano stabiliti nell’area di Sant’Anastasio e lì avevano ricostruito il loro palazzo con annessa torre. La torre è l’unico resto di quello che doveva essere un imponente compresso edilizio: una struttura solida con finestre con l’arco decorato in cotto e arenaria . La parte superiore è frutto di un rimaneggiamento successivo.
XV° tappa: Palazzo BunejSede del Vescovado sin dal XV secolo , palazzo Bunej si trova sull’angolo sud-ovest tra via Carducci e via Mons. Rossi. Si tratta di un imponente complesso edilizio del XIII secolo, ben munito di opere di difesa. Alle due estremità si innalzavano due torri: quella est è quella che ha subito più rimaneggiamenti in quanto più esposta agli attacchi esterni. Va detto che in quest’area si svolsero numerose lotte durante il periodo di guerre civili tra XIII e XIV secolo a seguito delle quali il palazzo dovette subire interventi di restauro; la torre venne abbassata alquanto presto. La torre occidentale si conservò molto meglio: abbassata intorno al 1814, era rimasta integra ed era merlata sugli angoli; come aspetto ricordava la torre di San Bernardino. Per quanto riguarda il palazzo sono presenti numerose testimonianze dell’antica struttura: si possono infatti notare i resti di finestre bifore , monofore in cotto e arenaria , molte di queste occluse, e un importante ingresso con arco ogivale e chiave di volta in arenaria.
XVI° tappa: Torre TroianaSorto su quella che doveva essere un’area romana, poco distante dall’anfiteatro, e su un importante nodo stradale, il complesso del palazzo e della torre dei Troja si trova tra piazza Medici e via Hope e doveva trattarsi di uno dei più prestigiosi della città. Il palazzo ora non è più riconoscibile: una parte è stata abbattuta (su via Hope), mentre l’altra, su piazza Medici, è stata rimaneggiata più volte fino all’inizio del XIX secolo. La torre è tutto ciò che resta del complesso medievale ed è l’unica in città conservatasi interamente. Una serie di scavi archeologici svoltisi nel 1997-98 in occasione del restauro della torre hanno messo in luce le fondamenta per stabilire le esatte collocazioni dei vari blocchi dell’edificio: tra il XIII e il XIV secolo il palazzo cambia la planimetria della fondamenta fino ad avere la torre come angolo. Questi rimaneggiamenti furono fatti molto probabilmente dalla famiglia al ritorno dall’esilio nella prima metà del XIV secolo. In seguito, nel XV secolo la torre passò di proprietà al Comune che ne istallò la campana per le ore: essa è nota infatti anche col nome di “torre dell’orologio”. Per quanto riguarda la sua struttura, presenta un’altezza di 44 metri con 6 metri di larghezza della base. Vi sono tre ordini di finestre bifore in cotto e arenaria e tre ordini di archetti del medesimo materiale. La torre terminava con una merlatura ghibellina che si nota ancora oggi all’interno della struttura di copertura, che è successiva; su di essa, all’interno della lanterna è collocata la campana del 1531 restaurata recentemente. La torre, ora riportata al suo antico splendore, è visitabile e dalla sua cima si gode di un bellissimo panorama a 360° intorno alla città.
XVII° tappa: Complesso di San Pietro
Sorto in un’area esterna alla cerchia di mura medievali, l’ospedale gerosolimitano e la vicina chiesa dedicata al Santo Sepolcro, ora noti come il Complesso di San Pietro, furono sede, dalla sua costruzione nel XII secolo e fino al 1798, dell’Ordine dei Cavalieri di Gerusalemme, conosciuto anche come l’Ordine dei Cavalieri di Malta. Nel XIV svolse addirittura la funzione di Gran Priorato di Lombardia cui competeva il controllo dell’Ordine nel nord Italia. Il Complesso è costituito da una serie di edifici: la Rotonda, parte più antica e architettonicamente interessante, un edificio ad uso abitativo con chiostro e la più recente Cappella di Valperga. La costruzione della Rotonda è da ricondursi all’iniziativa di Landolfo di Vergiate, crociato e vescovo di Asti dal 1105 al 1134. Durante il periodo appena successivo alla prima crociata sorsero numerosi edifici ad imitazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme, spesso sede dell’Ordine di Malta, sintomo di una grande devozione per il luogo santo. Per coloro impossibilitati a recarsi in Terra Santa, era infatti possibile ottenere in questi luoghi indulgenze. La struttura della Rotonda rispecchia i canoni architettonici di questo tipo di costruzioni devozionali: una pianta ottagonale quasi circolare con volte a crociera sostenute da otto colonne centrali in cotto ed arenaria e una cupola con ambulacro circolare nel centro. Da notare le due sculture incluse nella colonne e raffiguranti Santa Caterina di Alessandria e la Vergine col Bambino risalenti alla fine del XIII secolo. Pregevole anche la lunetta di ingresso alla rotonda: in arenaria, presenta un interessante motivo ad intreccio. Questo edificio assunse solo nel 1741 la funzione di battistero. La cappella di Valperga, a pianta quadrata e collegata alla Rotonda, venne edificata a partire dal 1446: si tratta di una struttura semplice a pianta quadrata con una volta a crociera con chiave in cotto decorata a bassorilievo con lo stemma dei Valperga. Artisticamente pregevole è il suo esterno con una ricca decorazione in cotto con motivi vegetali, geometrici e antropomorfi disposte lungo in perimetro a confine col tetto e lungo una finestra circolare ad oculo ad est. Gli edifici abitati e il chiostro a L, con pilastri circolari in cotto e volte a crociera, assunsero questo aspetto intorno al 1400. Il complesso, pesantemente rimaneggiata nel ‘700, venne riportato all’antico aspetto durante una campagna di restauri negli anni Trenta seguita dallo storico Gabiani. In quell’occasione vennero incluse nella pareti del chiostro alcune bifore e lapidi provenienti da alcuni edifici medievali demoliti. Il complesso diventò così uno dei primi poli museali della città, primo museo lapidario per conservare i numerosissimi resti provenienti da strutture civili e religiose in rovina. Attualmente è sede del museo paleontologico ed archeologico. Alla fine degli anni ’90 l’area è stata inoltre interessata da una campagna di scavi archeologici che hanno messo in risalto alcune antiche strutture di fondazione e una serie di sepolture di cui una importante posta al centro della Rotonda.
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